Omaggio a Larry Coryell: la musica fusion spiegata a tutti

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Fonte Wikipedia

La musica jazz deve dire addio al suo grande chitarrista, Larry Coryell. L’uomo aveva 73 e si è spento in una camera d’albergo a New York dove si era esibito nei suoi ultimi concerti alll’Iridium Jazz Club. Coryell era considerato il padre del fusion jazz e una vera e propria icona del genere. Sulla sua morte, avvenuta probabilmente per cause naturali, non si sa molto e per ora è stata unicamente descritta come “improvvisa”.

Chi era Larry Coryell

Nato in Texas nel 1943 ha avuto una carriera lunga e molto proficua in termini di dischi: oltre 60 sono infatti gli album da lui pubblicati. Nel 1973  ha dato inoltre vita al gruppo “The Eleventh House” considerata una delle band più importanti e significative nel mondo della fusion.

L’ultimo album di Coryell è stato pubblicato nell’ottobre del 2016. Si chiamava “Barefoot Man: Sanpaku”, ma tutti lo ricordiamo per un altro disco “Spaces” del 1970 realizzato con John McLaughlin, Chick Corea, Billy Cobham e Miroslav Vitouš.

Cos’è il genere fusion?

Il “fusion”, indicato anche come fusion jazz è uno stile che unisce le basi del jazz con alcuni mood del rock grazie all’utilizzo di tastiere e strumenti elettronici che, in questo genere, sono determinanti. Ma non è solo la parte tecnica tra rock e jazz a fondersi, si tratta anche di stile in cui il funk che generalmente serve come accompagnamento sostituisce i riff jazz più classici, modificandone così la struttura finale.

Il suono che ne risulta è quindi morbido e di facile ascolto perchè assomiglia molto di più al pop che non al jazz. Tra i “padri fondatori di questo genere” oltre al chitarrista Coryell, si considera il brano “Hot Rats” di Frank Zappa e due dischi di Miles Davis. Tuttavia, per definire al meglio questo genere bisognerebbe ascoltare “Spectrum” di Billy Cobham.

Il genere raggiunse picchi di popolarità nella metà degli anni ’70 espandendosi in tutto il mondo. Si avvicinano al fusion anche il violinista Jean Luc Ponty, il batterista Pierre Moerlen e anche i giapponesi “Casiopea”.

Negli anni ottanto poi si ha un ulteriore salto di qualità per il genere visto che a New York nasce la GRP Records che vanta tra le sue file praticamente tutti i musicisti degni di nota del genere fusion. Quello che ne esce fuori è un parterre di lavori di grandissimo pregio, ma spesso adattati ad un ascolto più commerciale del genere.