Cinema di costume. Registi tra le onde, intervista a Teodosio Di Genio

Abbiamo intervistato l’autore del libro-saggio Cinema di costume – Registi tra le onde Teodosio Di Genio. Andiamo a conoscerlo meglio.

Ciao Teodosio, ci racconti come nasce il tuo libro?
Buongiorno Chemusica, il libro nasce da una piccola idea, ovvero di fare emergere il lato più estivo e spensierato dal cinema d’autore francese. Vigo, Varda, Kechiche, Carax, Sciamma, Ozon, Rohmer, sono dei nomi che devono tanto alla vicinanza con l’acqua, così come Nanni Moretti in Italia. Ho provato ad analizzare questo aspetto, tenendo conto anche delle altre tematiche che venivano fuori guardando i loro film.

La musica è sicuramente parte fondante del cinema. Nei film da te trattati che importanza ha?
Ha una discreta importanza e spesso lo faccio anche presente nel libro. Le scene musicali hanno un grande impatto su di me e mi portano a preferire alcuni film ad altri. La scena di Time Will Crawl in Gli Amanti del Pont Neuf è incredibile, così come lo è la scena in discoteca di Mektoub My Love Canto Uno o i mini sketch di Nanni Moretti con Battiato in sottofondo. Poi si parla di Francois Ozon che spesso e volentieri gioca proprio con la musica. Quasi ogni film ha la sua hit di riferimento, e quasi sempre sono le mie scene preferite.

Il rumore del mare, un piacevole ricordo che accompagna le nostre estati e non solo. Quanto è importante per i personaggi del tuo racconto?
Questo è uno dei temi nascosti tra le righe del libro. Molti tra i personaggi vivono un richiamo verso il mare e verso le coste, hanno una grande attrazione verso l’elemento acquatico, che li fa anche cambiare. Nanni Moretti che vive la vacanza alle Eolie è un autore differente da quello che vaga per la città in Vespa, così come Delphine de Il Raggio Verde è una donna che dalle vacanze cerca quasi una risposta. Per Agnès Varda andare in spiaggia significava riaccendere il ricordo del marito Jacques Demy. Credo che tutti noi abbiamo
una versione cittadina e una versione più vacanziera, e sicuramente riesce più facile collegare ricordi piacevoli provenienti dal nostro lato più spensierato.

Come ti sei approcciato a questo lavoro, che ricerche hai fatto e come hai strutturato la scrittura?
Io sono nato sul mare e vivo su un’isola, dunque probabilmente è una cosa che mi porto un po’ dentro. L’idea iniziale era quella di parlare di film ambientati proprio sulle isole. L’isola nuda di Kaneto Shindo, Il Postino girato proprio vicino casa mia, magari fare qualcosa anche di più spensierato come Panarea o Dillo con parole mie di Luchetti, o L’avventura di Antognoni. Non è detto che non venga fuori qualcosa in futuro su questo. Poi però ho capito che non era tanto la circolarità a interessarmi ma probabilmente c’erano altre tematiche con cui accoppiare le varie storie. Scritto tra le righe, alla fine il tema principale è il cinema d’autore francese, su cui mi ritenevo anche più esperto. E quest’ultimo deve molto all’acqua, alle spiagge, ai canali. Ho ragionato al termine “vague” e ho pensato che si potesse ricamare sopra qualcosa.

Stai lavorando ad altro?
Sì, sto lavorando a un altro libricino, rimanendo sempre nel cinema francese ma spostandomi verso l’horror contemporaneo. Il body horror per la precisione, premiato di recente a Cannes. Credo che Julia Ducournau sia uno dei grandi nomi contemporanei e voglio dedicarle una piccola monografia. Grazie mille.