Recensione. “Il bello d’esser brutti” segna il ritorno del J-Ax che temevamo di aver perso

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J-Ax è tornato. E non è tornato perchè ha fatto un nuovo disco, è tornato perchè si sente in ogni sua canzone che il “buon vecchio” Alessandro Aleotti ha superato i suoi scogli e si è ritrovato. Del resto il disco “Il bello di esser brutti” comincia con “Intro” che è una vera e propria analisi di ciò che l’intramontabile rapper  ha vissuto e non si risparmia nemmeno le critiche “Ho ascoltato la mia roba come mai ho fatto prima. Sana pianta meglio prima, rap’n’roll e decadance l’ho trovata genuina ma si sente che ero preso ancora in lutto per la fine fatta dalla prima band”.

Dopo questa intro(spezione) il disco parte con la grinta che lo contraddistingue e lo rende unRibelle e Basta brano con un ritornello che rimane in testa, un po’ punk e un po’ alla “Domani Smetto”. “La tangenziale” potrebbe essere il nuovo singolo che passerà alla radio, ma di tutto il disco forse è anche la canzone meno saporita a livello testuale. In questo suo nuovo disco si sentono tante influenze, da Jannacci come in “The Pub Song” che canta con il fratello, oppure si sente un po’ di Rino Gaetano in “Santoro e Peyote”  e nell’inzio di “Rock City“. Probabilmente proprio questo rende “Il bello d’esser brutti” uno step molto importante nella carriera di Ax che riesce ad approfondire in modo molto più costruttivo il suo mondo del rap’n’roll, proprio come in “Sopra la media” che tratta in parte temi che aveva già analizzato in “Altra vita”, ma qui la maturità è nettamente diversa. Maturità e stimoli nuovi raggiunti forse anche grazie all’esperienza di The Voice che Ax si porta dietro nel pezzo “Tutto o niente” insieme all’ex concorrente del talent Emiliano Valverde. Ma non solo: sbuca anche  Valerio Jovine, in “Un altro viaggio“, che era apparso a The Voice ma ne viene dall’esperienza musicale ben più importante con i 99 Posse

Nulla si può dire su “Uno di quei giorni” hit alle radio, in tv e un motivetto che tutti, in pochissimo tempo, hanno fatto loro e canticchiato, grazie anche alla voce black della splendida Nina Zilli. Dopo il punk graffiato  e scrattchato riporta ancora una volta al disco “Domani Smetto” del sesto brano “Sono di moda” si arriva al duetto con Neffa nel brano“Caramelle”, il pezzo più sdolcinato di tutto il disco dove, anche qui, Ax si rivede nel passato e approda poi all’esigenza attuale di avere solo “bisogno di te per dormire la notte”.

Dopo questa iniezione di miele per fortuna arriva “Hai rotto il catso” che più rap di così si muore! Almeno per il percorso di un 42enne che da “Strade di città” si era perso e poi si è ritrovato finalmente e in questo pezzo si sente anche qualche vago ricordo di “Xkè Sì”. Un testo intenso, forse il brano più bello del disco. Testo altrettanto intenso e rap quello con i Club Dogo “Old skull”. Abbandoniamo subito il rap più “duro” e il viaggio nel mondo di J-Ax ci porta in un pezzo che fa dondolare la testa con un ritmo incredibile e un parlato spezzato del brano “Maria Salvador” con Il Cile. Se mancava un po’ di folk arrivano le sonorità da stalla di Denver in “Nati Così”.

Altra collaborazione del disco è quella con Fedez nel brano “Bimbiminkia4life” dove con auto-ironia spumeggiante i due parlano di come loro sono giovani e di come quelli più vecchi parlano sempre male dei nuovi. Del resto “Nessuno cresce mai veramente“. Il brano che chiude il disco “L’uomo col cappello” è la giusta riflessione che risponde alla malinconica “Intro” che apre invece il disco. J-Ax si definisce differente tra i diversi.

Il bello d’esser brutti è così un disco che va comprato se siete amanti di J-Ax e siete rimasti delusi dagli ultimi due lavori. Del resto questo è  il primo album autoprodotto per l’etichetta Newtopia, la sua nuova avventura impenditoriale che ha iniziato, con successo, con l’amico Fedez e si sente che ci sono state delle influenze molto positive nell’ultimo suo periodo. Bentornato Ax!