Quattro chiacchiere con i Moseek: “Continuiamo a raccogliere quello che abbiamo seminato a X-Factor”

COVER MOSEEK

I Moseek sono: Elisa Pucci (voce, chitarra, autrice delle canzoni e suonatrice di tamburi infuocati), Fabio Brignone (basso, synth, cori e alle prese con strumenti e suoni assurdi), Davide Malvi (batteria, sequencer, cori e strumenti a percussione impossibili). Dopo aver partecipato all’edizione 2015 di X-Factor hanno ricominciato il cammino lasciato precedentemente fatto di live ed emozioni date dall’incontro diretto con il pubblico. Noi di CheMusica abbiamo fatto 4 chiacchiere con Elisa.

COME SIETE NATI?

Siamo nati nel 2010 ufficialmente, anche se io e Davide suonavamo insieme già da diverso tempo. Ad un certo punto abbiamo iniziato a sentire che mancava qualcuno e, un giorno, il papà di Davide ci ha suggerito di chiamare Fabio Brignone ed è stato immediatamente un incontro musicale e di anime. Ci siamo trovati tutti benissimo insieme e da lì è stato “amore”.

RACCONTACI L’ESPERIENZA DI X-FACTOR E DEL POST-TALENT. COME VI SENTITE?

È nato tutto un po’ così. I nostri produttori avevano sentito che c’era Skin in giuria e che avevano aperto le porte alle band come nuova categoria. Durante gli ultimissimi giorni a disposizione per iscriversi Davide ci ha convinto a provare e, dopo i casting, è successo tutto quello che sapete! Per quanto riguarda il post X-Factor noi avevamo una bella attività live già prima, volevamo fare una bella figura in tv e subito dopo abbiamo triplicato il numero dei concerti e di persone che ci seguono. Ovvio, ora non stiamo tutti i giorni in televisione, è un po’ diverso, ma ora è tutto più concreto e noi continuiamo a coltivare tutto quello che abbiamo seminato a X-Factor.

L’ALBUM HA UN FILO CONDUTTORE TRA LE CANZONI?

È un disco pieno di canzoni auto-biografiche, parlo di me e il filo conduttore credo sia l’immediatezza e la spontaneità. Avevamo il disco pronto prima di X-Factor con 15 pezzi in cantiere, io poi ne ho scritti altri, e dopo il talent dovevamo anche fare i conti con quello che abbiamo imparato. Così quando siamo usciti da X-Factor abbiamo riascoltato tutto, abbiamo fatto una riflessione e una revisione ed è nato “Gold People”. Il titolo lo avevamo scelto lo scorso anno: stavamo vivendo un periodo di vita in cui tante persone ci stavano vicine, vivevano con noi tutte le emozioni e ci hanno supportato e consolidato proprio come gruppo: erano le nostre “persone d’oro”, da qui il nome del disco. Come una sorta di ringraziamento per chi ci ha supportato che si è raddoppiato oggi.

C’È UNA CANZONE PREFERITA?

So Sad è uno degli ultimi pezzi che ho scritto. È il pezzo romantico in cui io mi metto più a nudo, dove racconto un sentimento, una situazione molto particolare perchè di solito non lo faccio. E’ un pezzo delicato per me che mi emoziona molto quando lo vado a suonare dal vivo. Faccio la romanticona quando poi lo sono poco.

IL SOGNO NEL CASSETTO DEI MOSEEK?

Suonare il più possibile, far sì che le canzoni che suoniamo siano la colonna sonora delle persone. Un giorno a X-Factor dissi che mi sarebbe piaciuto trovarmi al semaforo e sentire qualcuno in auto che sentiva i nostri pezzi, ora è successo. Non è il diventare famosi che ci interessa, ma far parte del mondo musicale che arriva alla fente.