Il gusto personale di ognuno di noi, quando ascoltiamo un cantante o un musicista, ci influenza al 90%. La bravura, la tecnica, lo stile… sono tutti elementi fondamentali per i critici esperti sicuramente, ma visto che nessuno di noi giornalisti e presunti esperti di musica è Lester Bangs (come cantavano gli Stato Sociale) lasciamo le minuzie tecniche appunto ad altri e parliamo di un disco da pelle d’oca.
Si tratta del disco postumo di Jeff Buckley “You and I“. Basta schiacciare play ed è subito magia.
Sembra di vederlo Jeff mentre sorride un po’ con disincanto e si lascia andare a provare e riprovare il pezzo, oppure inventare qualcosa di nuovo sul momento mentre cerca di spiegare al microfono cosa sta succedendo. E poi, alla traccia 4, spunta una versione iniziale di Grace che va rizzare ogni singolo pelo del vostro corpo. Ogni movimento del plettro sulle corde si sente, ogni sospiro è una poesia non detta.
Sono tutti brani originali e alcune cover riscoperte negli archivi della Sony. Nello specifico sentiamo una straziante ed emozionante “Just Like a Woman” di Bob Dylan; “Everyday People“ scritta da Sylvester
Una più bella dell’altra, anche se nulla può battere la sua versione degli Smiths, almeno per gusto personale. Se poi non vi basta oltre a Grace c’è “Dream of You and I”, un pezzo inedito, magico, misterioso e intenso. Insomma, questo disco postumo è un incantesimo di splendore, grazia e delicatezza rude. Proprio come era Jeff.
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