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Frontiere, Andrea Gioia Lomoro a CheMusica: “Nicola Piovani per la colonna sonora”

Abbiamo intervistato Andrea Gioia Lomoro ponendogli alcune domande in tema sul suo romanzo Frontiere uscito per Rossini Editore. Ecco cosa ci ha risposto.

Se mai il tuo romanzo dovesse diventare un film a chi affideresti la colonna sonora?

Chi non ha mai pensato a Nicola Piovani, come firma della propria opera filmica, alzi la mano. Ovviamente le immagino tutte giù, ben accostate alle gambe.

Al di là dei nomi che tipo di musica ci vorrebbe?

Per un’opera del genere, come FRONTIERE, vedrei l’utilizzo di un unico tema musicale, con le sue declinazioni in base al momento che si sta vivendo. Non credo che una sequela di brani musicali di artisti famosi possano essere la scelta giusta, per quanto abbiano il potere di far aumentare l’interesse del film. Sia ben chiaro, non disdegno affatto le singole tracce, come quella che portò all’Oscar Adele per il film 007, straordinaria, infatti, ho inserito Kylie Minogue, addirittura in una parte della trama, proprio perché lì era perfetta. Praticamente una cantante e le sue canzoni in un libro senza poterla ascoltare, se non è amore per la musica questo?!

Durante la stesura quanto è stata importante la musica come fonte di ispirazione?

Sinceramente scrivo nel silenzio, preferisco sentire i rumori della mia mente. La musica è per il principio dell’opera, per l’ispirazione ultima o nei momenti più complessi quando tutto sembra statico e non riesco ad andare a avanti. E’ in quei momenti infatti che metto brani di artisti che possano essere congeniali per l’azione che sto immaginando e lascio che la mente voli con essi. Sarò matto ma dopo pochi minuti tutto è più chiaro e le idee ritrovano il loro flusso.

Che musica ascolta Andrea Gioia Lomoro?

Mio nonno era un Direttore d’orchestra e mio padre, pur non suonando per professione, aveva studiato pianoforte e in generale aveva una cultura musicale importante, che mi ha trasmesso insieme a quella letteraria. Mi hanno cresciuto a suon di Miller e musica anni 60 e 70. Poi sono cresciuto amando gruppi come Wham, Spandau Ballet e Duran Duran, ma l’ispirazione, fin dai miei primi scritti, mi è sempre venuta ascoltando brani con un senso ritmico molto spinto, articolato e a forte volume. Oggi, soprattutto in quei momenti, ascolto i System of a Down, ma adoro Prince, Bruno Mars e tutta la linea funk, nuova o vecchia che sia, l’hip hop genuino o le sonorità appese dei giovani Bowland per certe suggestioni. Insomma direi che è principalmente la base ritmica a stimolare i miei sensi letterari e a farmi partire, ma è il silenzio che mi permette di navigare nel flusso della storia.

Matteo Fantoli

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