Quattro chiacchiere con “TheRivati”: “Vorremmo suonare ovunque. Il napoletano? Un dono”

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È uscito oggi “Black from Italy” il nuovo disco dei “TheRivati” per Jesce Sole/TheRivati con la produzione artistica del rapper Clementino.

Abbiamo così fatto due chiacchiere con Paolo Maccaro, voce della band, e ci siamo fatti raccontare tutto quello che si nasconde dietro al disco: tra dialetto napoletano, black music e il ritratto dolce e spietato della nostra Italia.

D: Parliamo un po’ del nuovo disco. Sono brani intensi che affrontano tematiche diverse, se dovessi trovare un fil rouge tra tutti i brani o un argomento portante, quale sarebbe?

Noi abbiamo voluto parlare dell’Italia nella maggior parte dei pezzi, anche quelli che raccontano l’amore parlano in qualche modo del nostro paese. Un esempio è” Posteggia” che parla dell’attitudine dell’acchiappo dell’italiano. Oppure “Italy”, questo brano è un po’ il manifesto del disco e racconta queste presunte differenze tra nord e sud  che secondo noi non ci sono perchè le cose belle o brutte che succedono avvengono in modo uguale dappertutto. “Addore” invece parla della condizione in cui ci troviamo noi ragazzi che veniamo dal paese, come tutti i giovani della provincia, che devono spostarsi perche sono insoddisfatti.

D: La musica quindi secondo te ha ancora una valenza sociale importante e può veicolare messaggi di un certo peso?

Certo! La musica è una delle espressioni artistiche più importanti per far arrivare messaggi e lo è  ancora oggi anche se ha avuto un calo nei contenuti. Come arte però è ancora fondamentale.

D: Il nuovo disco è un mix tra funk, blues con un evidente aggancio alla musica napoletana, infatti cantate molti brani in dialetto, non avete paura di “tagliare fuori” una fetta di pubblico?

Sì è inevitabile, però la nostra è anche una scelta legata alla musicalità delle parole. La lingua napoletana è simile all’inglese, molte vocali vengono troncate alla fine. Per noi è un dono conoscere questo linguaggio e quindi lo usiamo fino alla fine!

D: Qual è la canzone del disco cui siete più affezionati e perchè?

Sono molto legeato al pezzo “Italy” per il testo. Siamo partiti da quel pezzo per costruire tutto il concept del disco, ma mi piace anche “Comm’ è difficile”. Forse è un po’ fuori tema a livello musicale perchè se tutti i pezzi sono un po’ black mentre questa è una ballad più intimo, ma io che scrivo i testi sono molto legato a questo brano. Altro pezzo importante è “Emigrante” perchè è l’unica collaborazione del disco con Clementino e Sansone.

D: L’esperienza di Pechino Express ha fatto nascere delle amicizie che poi avete portato anche nel vostro mondo come quella con Mariana che è protagonista del vostro video. Come è nata l’idea?

E’ nata un’amcizia sia con Mariana che con Romina che poi è sulla copertina del disco. Mariana voleva fare qualcosa con noi e per me è stato un onore, è una professionista e da qui è nato il video!

D: Tuo fratello quest’anno sarà al Festival di Sanremo, è un progetto che interessa anche voi o il palco dell’Ariston non è nelle vostre corde?

Penso che siamo noi a non interessare a quelli di Sanremo, siamo troppo napoletani (ride n.d.r.) Diciamo che ora non ci interessa perchè vogliamo prendere un’altra strada non legata alla tv, io vedo il Festival come uno show televisivo e poco legato alla canzone anche se certe cose sono state sdoganate grazie alla partecipazione di Clemente e Rocco.

D: Rimaniamo in tema musicale, quali sono gli artisti che vi hanno influenzato di più?

Sono due gli artisti che mi hanno influenzato particolarmente. Da una parte Ben Harper, lo seguiamo tutti e da lui abbiamo preso la passione per la black music e la versatilità. E poi Pino Daniele, però ti dirò… io non l’ho consociuto da piccolo, sapevo le hit, ma ho iniziato a studiarlo già da grande. A me piaceva un genere musicale che poi è quello che faccio e quando ho approfondito Pino Daniele sono rimasto a bocca aperta scoprendo un napoletano che faceva black music .

D: Che sogno hanno i “TheRivati” nel cassetto?

Vorremmo il cassetto (ride n.d.r.)! A parte gli scherzi, siamo una band “viva”, ci piacciono i live è una cosa che proprio adoriamo e forse più di tutto vorremmo suonare ovunque. Sì, questo direi che è il nostro sogno.