Quattro chiacchiere con i Radicanto: “La nostra musica è rimasta fedele a se stessa”

10155578_10152075378786915_5187206393712455593_n
Fonte immagine: Facebook, foto di Lorena Carbonara

INTERVISTA DI LUIGI CIAMBURRO

I Radicanto da oltre venti anni hanno incantato con le loro leggiadre sonorità gli amanti della musica folk, con quell’innata capacità di toccare le corde dell’anima come pochi altri artisti di questo genere riescono a fare per così tanto tempo. Non è certo un caso che abbiano realizzato celebri colonne sonore per film e trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai: giusto per citare l’ultima nel 2014 i Radicanto e Raiz compongono un brano per la fiction Rai “L’oro di Scampia” con Giuseppe Fiorello per la regia di Marco Pontecorvo.

Il cuore pulsante del gruppo di origine pugliese è Giuseppe De Trizio, chitarrista, compositore, attore di teatro e docente. Al suo fianco Fabrizio Piepoli, Maria Giaquinto, Adolfo Lavolpe e Francesco De Palma. Da diversi anni la band ha avviato una collaborazione con Raiz, storica voce degli Almamegretta, con cui è stato prodotto l’album “Casa” che, dopo un grande successo, vedrà la sua terza edizione nelle prossime settimane con l’aggiunta di tre brani inediti e ribattezzato con il titolo “Musica Immaginaria Mediterranea”.

I Radicanto con le loro melodie infondono allegria e pace dei sensi, sfiorano il cuore e ci portano in viaggio in ogni angolo del Mediterraneo, quasi in uno stato di piacevole trance, per poi riconsegnarci alla realtà con nuove sensazioni, proprie di chi ritorna da un lungo cammino…

D: Sono passati 20 anni dalla nascita dei Radicanto, avete inciso nove album, il decimo sta per arrivare. Com’è cambiata la vostra musica dalle origini ad oggi?

La nostra musica è rimasta fedele a se stessa nel momento in cui ragioniamo sulla parte compositiva, sia sul criterio di rimaneggiare la tradizione popolare e anche quella d’autore popolare, quindi in questo senso c’è continuità. Gli elementi sono cambiati… Io, Fabrizio Piepoli e Adolfo Lavolpe siamo quelli più longevi, cui si sono aggiunti la voce di Maria Giaquinta e Francesco De Palma alle percussioni e alla batteria. La nostra caratteristica, al di là delle nostre digressioni e sperimentazioni, rimane innanzitutto una fedeltà al folk, una forte vena compositiva, sia in dialetto che in italiano, e poi soprattutto questo nostro lavorare sulle micromelodie che portano armonia, che è un po’ la nostra caratteristica.

D: A maggio uscirà il vostro nuovo album ‘Memorie di sale’. Ci anticipi qualcosa?

Lo stiamo ultimando, entreremo in studio registrazione a fine febbraio, però stiamo facendo le prove con i tempi. Conterrà 14 brani ed è un disco diverso dagli altri perché c’è una buona parte di composizione d’autore, ci sono alcuni brani ripresi dai precedenti, anche dal primo, ci sono altri brani di ricerca, c’è tanta musica popolare, ma c’è una grande commistione, per cui avremo dei suoni che si riferiscono alla musica antica, ma c’è anche contemporaneità, ci saranno chitarre elettriche e torneremo ad avere anche i flauti.
D: Da diversi anni collaborate con Raiz, leader storico degli Almamegretta, riuscendo magicamente a fondere il vostro stile leggiadro con il suo stile più roboante, rabbioso. Com’è nata questa collaborazione che ha portato al cd “Casa” e in futuro avete in mente altri lavori musicali insieme?

Ho conosciuto Raiz nel 2004 quando lavoravo artisticamente con Teresa De Sio per l’album ‘A Sud! A Sud!” e anche lui è entrato in questo lavoro sia come ospite che come autore. Ci siamo conosciuti, abbiamo fatto anche un tour insieme cui ha partecipato anche Fabrizio Piepoli e abbiamo scoperto che in comune avevamo la passione per la musica ebraica. Abbiamo contribuito alla realizzazione del secondo cd da solista di Raiz e tutt’oggi questa collaborazione va avanti con una serie di concerti. Poi abbiamo allestito un progetto comune Raiz+Radicanto che ha dato vita al progetto “Casa” e qualche mese fa è uscita una riedizione, con tre brani inediti, che s’intitola “Musica Immaginaria Mediterranea” e sarà nei negozi di dischi il prossimo mese, perché “Casa” ha avuto successo ed è stato già ristampato due volte.

Stiamo parlando anche di un nuovo progetto, non sappiamo se sarà Raiz & Radicanto o Raiz insieme ad alcuni musicisti dei Radicanto, rimaneggiando la musica tradizionale napoletana in chiave mediterranea, ma non uscirà prima del 2017, perché sia Raiz con gli Almamegretta che i Radicanto sono al lavoro per un nuovo album.
D: Nel giro di pochi anni la musica è passata dal vinile, alle musicassette ai CD, fino a dematerializzarsi in mp3. Quanto influisce questo processo sulla musica popolare e sul lavoro di un artista?

La musica popolare fa il suo corso quindi non è molto influenzata da questa trasformazione, arriva da molto prima di noi e ci auguriamo che durerà molto oltre noi. Per come la vedo io la musica popolare non è un’operazione museale, va al passo con i tempi, bisognerebbe capirsi su cosa si intende per musica popolare. E’ necessario che si debba evolvere, perché se non si evolve si estingue. Noi siamo appassionato di musica popolare, ma non siamo cantori popolari, siamo musicisti anche sin troppo colti e influenzati da diversi generi, per noi la musica è come un gioco, come cucinare un piatto con tanti sapori diversi. Penso che il lavoro del musicista, depauperato da molte economie, dalla scarsità degli introiti d’autore, dalla difficoltà di fare concerti… penso che sia una crisi profonda che subirà un’evoluzione. Quale evoluzione non lo so, ma certo l’avvento della musica consumata in brevi stagioni, con fenomeni da baraccone televisivi (questa è la mio personale opinione) porta all’impoverimento di questo settore. Io penso che la cosiddetta nicchia sia una fortuna, noi stiamo andando, abbiamo lasciato cadere ogni velleità pop e ci specializziamo sempre di più in quello che amiamo, suoniamo in posti deputati alla cultura (teatri, chiese, ecc…), però con quella gente che vuole ascoltare un certe genere e che può trovare solo da noi. Anche nei contenuti virtuali perché il mondo virtuale dà anche tante opportunità in un contesto che noi scegliamo, ma che non ci deve scegliere. Ragioniamo con un occhio all’attività produttiva e due occhi ad una faccenda artistica. Ovviamente se dovessi fare qualcosa che non mi piace per sopravvivere farei un altro mestiere.